Giorgio Marinelli

<< [....] il primo novembre 1992 il Professor Giorgio Marinelli ha lasciato la sua posizione d’insegnante alla Facoltà di Scienze dell’Università di Pisa dopo 42 anni di attività. Dopo aver ottenuto la laurea in Scienze Naturali presso l’Università di Firenze, Giorgio Marinelli si spostò all’Università di Pisa come assistente di Mineralogia. Dal 1948 al 1984 insegnò Petrografia, disciplina nella quale divenne Professore Ordinario nel 1961. La sua attività scientifica iniziale ha riguardato soprattutto la petrografia e la petrogenesi di rocce magmatiche sia intrusive che effusive. Ha dato contributi originali nello studio della genesi della provincia magmatica toscana del Terziario e Quaternario, dove per primo dimostrò l’origine per anatessi crostale, e delle provincie magmatiche potassiche del Lazio. Dalla petrografia, i suoi interessi scientifici si espansero al campo più vasto della Vulcanologia. Sviluppò intense relazioni professionali e personali con Alfred Rittmann, Haroun Tazieff, e con numerosi altri scienziati in tutto il mondo. Dal 1968 al 1977 ha diretto l’Istituto di Mineralogia e Petrografia dell’Università di Pisa, e dal 1967 al 1977 l’Istituto Internazionale di Vulcanologia del CNR di Catania, del quale è uno dei fondatori. A Pisa e Catania ha creato due scuole di petrografia e vulcanologia, e ben cinque suoi allievi sono ora professori ordinari in varie Università italiane. Dotato di una cultura vastissima, di mente aperta, e di eccezionali capacità di ricerca scientifica, Giorgio Marinelli promosse e guidò, negli anni Settanta, numerosi progetti scientifici in Italia e all’estero: nell’arco vulcanico dell’Egeo, in Toscana, in Arabia, in Giordania, nel Mar Rosso e nel Rift dell’Afar in Africa Orientale (seguendo le orme del padre Olinto Marinelli notissimo geografo). Tali progetti hanno fornito numerosi contributi di rilievo allo studio della genesi dei magmi in ambienti tettonici differenti, così come alla comprensione delle relazioni esistenti tra vulcanismo e geodinamica. Il suo interesse verso studi non convenzionali lo ha portato ad applicarsi a problematiche concernenti le scienze applicate, come quelle connesse con la genesi di depositi di minerali e di uranio. Per molti anni, Giorgio Marinelli ha tenuto un corso di Giacimenti Minerari all’Università di Bruxelles, e ha ricevuto la laurea “honoris causa” in Ingegneria Mineraria da parte dell’Università di Bruxelles e Ginevra. Il suo più recente campo d’interesse è stato la geotermia, e dal 1984 ha lasciato la cattedra di Petrografia per quella di Geotermia. Ha sviluppato metodi originali per l’esplorazione di campi geotermici che sono stati in seguito applicati con successo a molte aree in Africa, Grecia, Turchia, Indonesia e America Latina. Giorgio Marinelli è stato un educatore eccellente e uno scienziato brillante, e la sua attività continuerà certamente dopo il Novembre 1992 [....] >>.

 [Dalla prefazione di Franco Barberi al Volume Speciale Marinelli, Acta Vulcanologica n° 2 del 1992]

<< Il ventotto marzo del 1993, moriva in Pisa, a poco più di settanta anni, Giorgio Marinelli. Sono passati più di quattro anni, ma è facile per me scrivere queste righe perché è tuttora vivissimo il ricordo di quello che Giorgio è stato per le Scienze della Terra, per l’Università di Pisa e per il Dipartimento nel quale egli ha lavorato (ma meglio sarebbe dire “vissuto”) per più di quarant’anni, e nel quale sono tuttora presenti, quasi tangibili, le sue impronte. Giorgio Marinelli era dotato, più che d’ogni altra qualità, d’originalità e non convenzionalità di pensiero. Pur attento, nella sostanza, ai progressi delle discipline di suo interesse (che erano non poche!), non era un topo di biblioteca, e non era raro che, nelle frequenti discussioni, che erano più delle chiacchierate tra amici, intorno alla sua grande scrivania notarile o ad un tavolo di “Buzzino”, i “ragazzi” (Franco Barberi, Mario Di Paola, Fabrizio Innocenti, Roberto Mazzuoli, Nino Merlino, Jacques Varet, io) lo informassero di qualche recente importante sviluppo delle conoscenze nelle Scienze della Terra. Se la cosa gli stuzzicava l’intelletto, egli era capace di prendere al volo l’essenza del problema e di vederne immediatamente gli sviluppi possibili, gli interessi potenziali o le magagne nascoste. Non ci si annoiava a parlare di scienza con Giorgio Marinelli. E si imparava sempre qualcosa, magari sulla storia degli Etruschi, sugli habitat dei Boleti o sull’altezza al garrese dei cavalli da corsa. A Giorgio Marinelli piaceva essere considerato uomo di cultura enciclopedica ed era effettivamente difficile trovarlo spiazzato su qualche argomento. Vi erano occasioni nelle quali qualcuno di noi (i “ragazzi”) si preparava appositamente un qualche argomento strano, che so, la Guerra delle due Rose, per cercare di prenderlo in castagna (avevamo la convinzione che lui si inventasse le cose pur di non ammettere di ignorarle), ma in genere l’operazione non riusciva ed egli era abile a dirottare rapidamente l’argomento verso approdi per lui più sicuri. Giorgio Marinelli odiava le scartoffie e la burocrazia. Non gli ho mai visto scrivere un programma di ricerca o una richiesta di finanziamento. Della cosa si discuteva, si definivano le linee generali, magari le cifre necessarie, ma quando si trattava di compilare moduli, elencare esigenze, recuperare preventivi, lui aveva sempre qualcosa di più importante da fare; “Vedi topo di pensarci tu”, diceva, “io oggi non ho proprio tempo per queste cose”. A Giorgio piaceva essere Professore Universitario (con le maiuscole) “di quelli buoni” (prima cioè dei giudizi di idoneità e dei professori associati), ma egli era insofferente degli obblighi e delle cariche accademiche. Le sedute di Facoltà erano per lui una sofferenza ed una perdita di tempo. Nella sua vita non ha mai fatto parte di alcuna Commissione di Ateneo, di Facoltà o di Corso di Laurea, ed era capace di andare fuori della grazia di Dio ogniqualvolta qualcuno, inopportunamente!, si azzardava a proporlo per un qualche incarico ufficiale. Alla morte di Stefano Bonatti fu costretto ad assumere la direzione dell’Istituto di Mineralogia e Petrografia (era l’unico ordinario allora presente), direzione che mantenne per quasi dieci anni sbuffando ad ogni firma da fare e demandando tutto quello che poteva demandare a chiunque potesse essere demandato. Giorgio Marinelli non era sposato ed i rapporti con i parenti non erano frequenti. La sua vita e la sua famiglia erano il suo lavoro, il suo istituto, i suoi amici (ne aveva pochi ma veri), forse i suoi “ragazzi”. Alle Scienze della Terra Giorgio Marinelli ha, in effetti, dato molto.

Egli era certamente un ottimo insegnante, con un’innata capacità di interessare, quasi di affascinare, il suo uditorio. Le sue lezioni di Petrografia e di Geotermia (fu sua, dal 1984, la prima, e per ora unica, cattedra di questa disciplina in Italia) hanno lasciato un segno positivo e indelebile su generazioni di geologi pisani. Ma il massimo livello didattico Giorgio Marinelli lo raggiungeva nell’insegnamento dell’osservazione delle rocce al microscopio polarizzatore. Io credo che di occhi come i suoi sul microscopio non se ne poggino più. Da ogni singola osservazione, pur apparentemente banale o trascurabile, egli era capace di trarre informazioni e deduzioni importanti e di fartene capire le ragioni. Guardare una sezione sottile insieme a Giorgio Marinelli valeva più che studiare a memoria un libro di Ottica Microscopica o di Petrografia Generale. Giorgio Marinelli parlava male l’inglese e lo scriveva peggio. Da qui nasceva una certa insofferenza per la sempre più pesante predominanza del mondo anglosassone nel campo della ricerca nelle Scienze della Terra. Egli invece parlava e scriveva perfettamente il francese, e per la Francia ed i francofoni aveva grand’ammirazione ed apprezzamento, spesso peraltro ricambiati. Dalle Università di Ginevra e di Bruxelles (dove tenne per diversi anni un corso di Giacimenti Minerari) ricevette, infatti, la laurea honoris causa in Ingegneria Mineraria. Ugualmente importanti onorificenze non le ricevette invece in Italia. Giorgio Marinelli era, infatti, una persona scientificamente “scomoda”, poco o punto attento agli equilibri, ai patteggiamenti ed alle ipocrisie del mondo accademico nel quale era cresciuto quasi come un corpo estraneo. Quello che pensava fosse giusto dire, lo diceva in qualsiasi circostanza, spesso con un’aggressività esagerata, che altro non era che il camuffamento palese di una profonda e sostanziale timidezza. Nel campo della ricerca scientifica il contributo di Giorgio Marinelli è stato importante, e forse non sufficientemente apprezzato e valorizzato. L’origine per anatessi crustale dei magmi toscani fu lui a proporla e dimostrarla e fu lui a promuovere le ricerche sul vulcanismo della depressione dell’Afar, sul Mar Rosso e sull’Arco Egeo che hanno portato contributi fondamentali alla comprensione delle relazioni esistenti tra vulcanismo e geodinamica. Ma l’ampiezza culturale, la curiosità e la versatilità scientifiche che erano proprie di Giorgio Marinelli lo portarono ad occuparsi anche di problemi di ricerca applicata: ricerca di Uranio, giacimenti di minerali metallici, caolino, acque minerali. In tutti questi campi, ora più ora meno marcatamente, Giorgio Marinelli ha lasciato un segno innovatore ed originale. Negli ultimi dieci anni di vita il suo interesse principale era diventata la Geotermia. In questo campo egli sviluppò idee nuove e metodologie originali per l’esplorazione dei campi geotermici che furono seguite ed applicate con successo in molte aree, Etiopia, Gibuti, Grecia, Turchia, Indonesia, America Latina.

Giorgio Marinelli ha diritto di essere ricordato come uno dei padri delle moderne Scienze della Terra in Italia. >>

 [Roberto Santacroce (Pisa, 1997)]

     

<< In seguito a una grave malattia, Giorgio Marinelli, è deceduto il 28 Marzo ‘93. La sua mente aperta, la sua grande curiosità scientifica, la sua estrema disponibilità rimarranno d’insegnamento per quanti lo hanno conosciuto e hanno avuto la fortuna e il piacere di lavorare con lui. Le numerose spedizioni scientifiche da lui organizzate e guidate, particolarmente nel territorio africano e all’interno della Rift Valley,  hanno aperto una strada alla vulcanologia e hanno portato la ricerca italiana in questo campo all’attenzione mondiale. Le spedizioni da noi effettuate, hanno voluto essere una continuazione e uno sviluppo del lavoro da lui svolto, e un omaggio ad un maestro per molti di noi. A lui questo libro è dedicato.  >>

[Luca Lupi, dalla dedica ai volumi Dancalia. L'esplorazione dell'Afar, un'avventura italiana, 2009]

Condividi

I commenti sono chiusi.