OMOCHILD: Missione umanitaria sud Etiopia gennaio 2014
Sono da poco rientrato, il 26 gennaio 2014, dopo due settimane di spedizione nella regione del fiume Omo, sud Etiopia. Con alcuni amici italiani, medici volontari del CUAM come Guido Bertolaso e con Fabio Melloni responsabile della Cooperazione Italia-Etiopia, ho preso parte ad una missione umanitaria organizzata dalla ONG americana OMOCHILD creata dal fotografo americano John Rowe.
La spedizione OMOCHILD partendo da Arba Mich aveva come obbiettivo l’area a sud dell’Etiopia al confine col Kenia, dove vivono le popolazioni KARO (o KARA) e HAMER (Hamar) dove è diffusa una feroce pratica tribale: l’estrema povertà e precarietà della vita delle tribù, le carestie, la fame e le malattie, superstizioni e credenze, portano ad imputare tutti i problemi e la malasorte a figure chiamate “Mingi” cioè maledetti che sono identificate con i bambini nati malformi, albini, con labbro leporino e nati fuori dal matrimonio etc… Questa pratica prevede l’uccisione di bambini maledetti, chiudendo loro la bocca con terra e abbandonandoli nella boscaglia alla loro sorte, senza cibo né acqua, spesso preda degli animali feroci, quindi ad una morte certa, oppure gettati da un dirupo.
Lale Labuko, uno di questi bambini Mingi sopravvissuto e divenuto adulto con l’aiuto del fotografo americano John Rowe, fondando la ONG OMOCHILD hanno iniziato a salvare questi bambini sottraendoli alla tribù dei Karo e portandoli in un centro appositamente allestito. Dal 2008 hanno salvato 37 bambini dell’età compresa tra 1 e 11 anni. Da un anno grazie all’azione di Labuko e Rowe che stanno anche aiutato la tribù per avere dei pozzi di acqua potabile e per cure sanitarie, i Karo hanno definitamente abbandonato questa pratica feroce. Il problema rimane ancora con la tribù degli Hamer. La OMOCHILD è una piccola ONG finanziata per la maggior parte dal suo creatore John Rowe e da piccoli donatori. Tra questi il famoso fotografo Steve Mc Curry’s, amico di Rowe, che si è mobilitato per dare maggior risalto all’iniziativa umanitaria.
Durante la missione abbiamo avuto modo di visitare il centro OMOCHILD dove vivono questi piccoli sfortunati ed l’incontro è stato entusiasmante e toccante per ciascuno di noi. Queste piccole creaturine ci hanno letteralmente conquistati con il loro entusiasmo, bisogno d’amore e affetto. Oltre alle numerose visite al centro dove vivono i bambini più piccoli abbiamo visitato anche la scuola materna dove vanno i bambini più grandi. Oltre Abbiamo poi visitato l’ospedale di Jinka e gli sgangherati Healt Center sparsi nell’area per verificare i livello delle cure sanitarie della regione riportando un report scritto con documentazione fotografica sulle carenze di strutture, macchinari, medicinali e personale medico ed infermieristico.
Abbiamo poi fatto anche un sopralluogo sule rive del grande fiume Omo e poi ai vari pozzi dell’area, e impianti perla raccolta dell’acqua piovana per la maggior parte inutilizzati perché non funzionanti. Nella parte finale della spedizione abbiamo fatto visita ad un villaggio dei Karo andando a far visita ai genitori di uno dei ragazzi Mingi sopravvissuti che ci hanno accolto nella loro capanna offrendoci bevande calde. Infine all’ombra di un grande albero abbiamo organizzato una riunione con gli anziani Karo per farci elencare le loro necessità d’aiuto: dalla discussione è emerso che la prima necessità ovviamente è avere acqua pulita da pozzi lontani dal fiume inquinato dalle feci e orine del bestiame e pieno di coccodrilli. Esperienza umana di grande spessore che ha spinto ognuno dei partecipanti a impegnarsi nella ricerca di finanziamenti piccoli e grandi, istituzionali e privati, per aiutare queste incredibili persone nella loro missione OMOCHILD.
Riporto anche il link al sito http://omochild.org/ da dove è possibile contribuire con piccole ma importanti donazioni
Segue qui una selezione di foto riguardanti la missione.
Luca Lupi