Dopo molti anni di studi della materia delle esplorazioni geografiche ho riscontrato spesso episodi dove il contributo geografico italiano è stato minimizzato, misconosciuto se non addirittura nascosto. Eccezion fatta per i “grandi” esploratori del secolo XV (dell’Asia Marco Polo, delle Americhe Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, etc.) dei quali non è possibile non argomentare, studiare e tessere le lodi, tutto il resto che riguarda la storia delle grandi esplorazioni è riferito soprattutto nel secolo ottocento a personaggi francesi ed inglesi\scozzesi e a qualche sparuto esploratore tedesco. I contributi dati da incredibili personaggi italiani rimasti sconosciuti è caduto nel dimenticatoio. Tutto questo a vantaggio dei francesi ed inglesi che dal XVIII secolo ma soprattutto il XIX secolo si contesero la maggior parte delle scoperte geografiche fondamentali. Questi si prodigarono nel pubblicizzare e amplificare le gesta dei loro grandi esploratori. Ad amplificare tutto ciò si aggiunsero a mio parere due nostri gravi atteggiamenti negativi: una ricerca storica non totalmente obbiettiva ma legata pesantemente a ideologie e un atteggiamento esterofilo tipico della mentalità italiana che per varie motivazioni è prevalso fino ai giorni nostri.
Usurpazione dei primati esplorativi italiani