Se le primissime esplorazioni della Dancalia del secolo ’800, furono caratterizzate soprattutto dalle scoperte di natura “geografica“ finalizzate alla scoperta di strade che aprissero nuove vie economiche per i commerci tra altopiano etiopico e Mar Rosso, quelle del secolo successivo, ebbero per gran parte una fortissima caratterizzazione “geologica“. Così come auspicava l’esploratore Leopoldo Traversi nel 1893, gli italiani nel secolo ’900 studiarono a fondo la Dancalia, dando un enorme contributo scientifico alla conoscenza di questa regione.
Se escludiamo i periodi di esplorazioni “coloniali” e “militari”, finalizzati alle conquiste territoriali ed alla conoscenza del territorio per fornire dati cartografici di supporto alle truppe, la maggior parte delle spedizioni ebbero come scopo la scoperta della “geologia” dell’Afar, a cominciare da quelle di Giotto Dainelli ed Olinto Marinelli del 1905-06. Nella prima metà del secolo, le spedizioni geologiche furono finalizzate soprattutto alla scoperta e allo sfruttamento di “giacimenti minerari“ di qualsiasi genere (salgemma, solfati e minerali vari, petrolio etc..). Le più importanti spedizioni di quel periodo ebbero come finalità più o meno dichiarate quelle di scoprire giacimenti, valutarne le potenzialità per organizzare in seguito lo sfruttamento. La lunga epoca dei fratelli Adriano e Tullio Pastori (scopritori e primi sfruttatori del sito minerario di Dallol) rappresenta in maniera esemplare l’impegno italiano in Dancalia nel settore minerario ma anche l’impegno degli esploratori Paolo Vinassa de Regny e Cavagnary per conto della Miaforit, l’azione dell’ingegnere minerario Ludovico Marcello Nesbitt e del suo antagonista Raimondo Franchetti che si portò nella sua spedizione scienziati ed esperti minerari vari. Con la conquista dell’Etiopia, la ricerca mineraria fu organizzata in maniera ancora più sistematica soprattutto per la ricerca del petrolio, come ben si vede dalla missione A.G.I.P. del 1937-38 dove furono presenti geologi come di Michele Gortani, Angelo Bianchi, Dante Jaboli, etc..
Nella seconda metà del secolo, dopo la caduta dell’AOI, alcuni italiani, Tullio Pastori il più rappresentativo, rimasero ancora molti anni in Dancalia e nelle regioni etiopiche per continuare a sfruttare la loro esperienza nel settore minerario. La maggior parte dell’azione italiana nella ricerca scientifica in Dancalia si spostò però sulla “geologia pura” che ebbe come massimo periodo di punta quello compreso tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, soprattutto ad opera delle grandi spedizioni di università e centri di ricerca. Iniziò Bruno Zanettin con l’università di Padova, seguito poco dopo da Giorgio Marinelli con l’università di Pisa, in collaborazione col CNRS francese comandato da Hauroun Tazieff, che organizzò in maniera sistematica e più approfondita un ciclo di spedizioni annue dal 1967 fino al 1974, alle quali presero parte anche i suoi allievi della scuola “pisana” Franco Barberi, Enrico Bonatti, Roberto Santacroce, Giorgio Ferrara, Mario Di Paola e altri…
Questo periodo di grandi scoperte scientifiche in Dancalia, considerata ormai da tutti i geologi del mondo l’area ideale per la comprensione del processo di formazione di un nuovo oceano a partire dalla frammentazione di una massa continentale, porto la ricerca scientifica italiana all’attenzione mondiale garantendo così una grande affermazione internazionale. Questo fortunato periodo scientifico si interruppe forzatamente a causa dei gravi eventi politici che portarono alla caduta di Hailè Selassiè ed alla presa di potere del DERG (1974) e successivamente l’ascesa del dittatore Menghistù. Dopo un breve periodo di stasi, a partire dall’inizio degli anni 80 l’azione italiana nel campo geologico riprese soprattutto nell’esplorazione geotermica e nella ricerca dell’acqua ad opera di alcune società italiane come la Geotermica italiana, l’Aquater e la Elc che, sfruttando le conoscenze ed il personale tecnico-scientifico cresciuto in quel periodo, lavorarono con molti geologi italiani per alcuni anni nella Dancalia meridionale sia in Etiopia che a Gibuti. Sulle tracce di questi scienziati italiani, alcuni di essi miei professori ai tempi dei miei studi universitari, come Giorgio Marinelli, Franco Barberi ed Enrico Bonatti, esplorare il vulcano Erta Ale (conosciuto per la sua particolare attività di lago di lava quasi unica al mondo), nell’ambito del progetto “RIFT VALLEY 2000” organizzato da Vulcano Esplorazioni fu per me ed alcuni amici geologi (Mauro Rosi, Mauro Coltelli, Paolo Papale, Luigi Vigliotti) il motivo principale per avventurarsi in Dancalia nel triangolo degli Afar, trent’anni dopo, nel novembre 1997.
Negli anni l’azione degli italiani nella ricerca scientifica in Dancalia è stata continuativa e continua anche oggi. Ad esempio con le ricerche portate avanti dal 1995 fino ad oggi in Dancalia settentrionale del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze condotte dal prof Ernesto Abbate, che hanno portato al ritrovamento di importantissimi reperti fossili di ominidi africani oppure altre importanti ricerche condotte nell’area di Dallol da altri geologi e geochimici italiani, come Dario Tedesco dell’Università di Caserta, Orlando Vaselli del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze e altri. Nonostante la cronica mancanza di fondi delle Università e Centri di ricerca italiani, alcuni progetti di ricerca sono allo studio e in fase di preparazione da parte di esperti italiani come Enrico Bonatti e altri.
(Luca Lupi)