Spedizione 2013 Novembre – Dancalia per Geologi 3 bis
Dancalia x geologi (novembre 2013)
guida scientifica: Luca Lupi
Durante la preparazione della spedizione di dicembre 2013
è stata organizzata un altra spedizione per il mese precedente (novembre) unendo due gruppi di persone che per motivi differenti mi avevano chiesto di guidarli in Dancalia. Un gruppo che si è costitutito intorno ad Emiliano Barbieri, laurendo in geologia con una tesi sulle lave dei vulcani dell’Afar, ed un altro gruppo introno ad Ettore Barbieri viaggiatore esperto ed appassionato di viaggi naturalistici. A questi poi si sono aggiunte altre persone che sono state selezionate con le solite modalità di
sempre.
Finalità scientifiche:
L’Afar rappresenta uno dei posti più importanti al mondo per lo studio e la comprensione dei processi geologici che governano il nostro pianeta.
In particolare, la Dancalia (cioè geologicamente la porzione settentrionale dell’Afar) permette di investigare direttamente la nascita di un probabile futuro oceano e, al contempo, l’interazione tra i processi di rifting e l’azione di un hot spot di mantello.
Gli studi effettuabili per comprendere queste interazioni, possono essere di diverso tipo (geologico, strutturale, geofisico, petrologico,geochimico..), ma noi ci siamo focalizzati sugli aspetti petrografici e composizionali del magmatismo dancalo, andando a campionare, durante la spedizione effettuata nel Novembre 2013, tre degli apparati vulcanici costituenti la catena dell’Erta Ale (Ale Bagu, Erta Ale e Borale Ale), raccogliendo numerosi campioni di rocce laviche.
Abbiamo campionato principalmente vetri (rocce non o poco cristalline) basaltici, freschi e non alterati, provenienti da svariate, con il fine di studiarne la composizione chimica.
Tali tipologie di rocce sono molto importanti, poiché forniscono informazioni dirette sulla natura della lava, ancora non cristallizzata (se non in minima parte), permettendo sia un’osservazione diretta delle composizioni dei magmi che alimentano i vulcani dell’Afar, sia preziosi indizi per capire i processi adesso in atto al di sotto della superficie.
I vetri basaltici sono stati analizzati mediante svariate metodologie e, in particolare, sono stati determinati :
a) I contenuti degli elementi maggiori in situ tramite microsonda elettronica (Univeristà di Leoben)
b) il tenore degli elementi incompatibili e in traccia in situ tramite LA – ICPMS (Università degli Studi di Modena e Reggio)
c) le concentrazioni bulk degli elementi maggiori (XRF – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) e degli elementi in traccia (tramite ICPMS presso UMR Domaines oceaniques IUEM di Brest)
d) i principali rapporti isotopici (presso UMR Domaines oceaniques IUEM di Brest)
Questi dati saranno molto importanti, soprattutto nel delineare con più precisione l’attuale contributo geochimico del plume dell’Afar e il suo grado di attività, in rapporto agli aventi Oligocenici a lui correlati.
Le moderne lave eruttate dagli apparati nel nord Afar hanno, infatti, caratteristiche peculiari che le distinguono sia dalle antiche lave oligoceniche, diretta emanazione del plume di mantello, sia dai basalti eruttati lungo le dorsali oceaniche completamente sviluppate, ponendole in una posizione intermedia tra i due termini.